Interviste & Opinioni

I figli della luna

di Romina G. Bottino

L’Africa australe vive  un problema umanitario gravissimo e dalle connotazioni agghiaccianti per un cittadino del “civile occidente”, si tratta della persecuzione degli albini africani, cacciati  e trattati alla stessa maniera dei rinoceronti ai quali viene segato il pregiato corno, le persone albine, ritenute magiche, vengono mutilate e spesso uccise e smembrate perché le parti del loro corpo sono considerate potenti amuleti.

In Italia a tal riguardo  si registra la mancanza di una informazione giornalistica adeguata e pur parlando quotidianamente dei migranti africani e delle così dette emergenze umanitarie, non si è inteso affrontare ed informare  su usi e credenze così ancestrali, cruenti e purtroppo largamente diffuse e radicate nell’Africa australe.

Informare è fondamentale non solo per far conoscere le situazioni reali, ma soprattutto per sensibilizzare le coscienze e promuovere così azioni adeguate anche in sede internazionale.  Purtroppo nel nostro Paese  l’informazione è sempre  più condizionata dal potere economico-finanziario e dalle esigenze di mercato per cui l’informazione libera sta diventando una vera chimera.

Fa più notizia parlare di Chiara Ferragni o della moglie di Zelensky che  ha comprato a New York gioielli per svariati milioni di dollari che far sapere dell’eccidio di centinaia di bambini e adulti albini compiuto ogni anno in Africa.

Anche la Chiesa, in occidente, parla poco di questo problema, sappiamo che nel 2014 nella campagna per gli albini africani il Papa partecipò alla realizzazione di un audiolibro, ma questo è molto poco.

Il Papa parla costantemente di accoglienza indiscriminata degli immigrati africani, ma va ricordato che tra questi ci sono anche tantissimi criminali impuniti nei loro paesi e privi di qualsiasi umanità; mai abbiamo visto arrivare albini, quasi fossero una merce preziosa da trattenere in Africa.

La Chiesa ospita circa quarantamila immigrati ed ha realizzato strutture per accoglierne in Italia almeno centoventicinquemila.  È interessante valutare che quarantamila immigrati potrebbero significare un milione e mezzo di euro al giorno che entrano al Vaticano per gestire l’accoglienza. Sono circa quaranta euro al giorno ad immigrato e tutto lascia presumere che chiunque si affaccerebbe tutti i giorni alla finestra e predicherebbe l’accoglienza per incrementare questo affare miracoloso!

Li chiamano i fantasmi, e purtroppo sono realmente fantasmi anche per i mass media, per molte Organizzazioni Internazionali, spesso anche per i governi dei loro Paesi che non li tutelano adeguatamente; sono considerate persone magiche e possederne i capelli o addirittura le ossa per farne  amuleti porta fortuna li rende merce preziosa non solo per i cacciatori di albini che li rapiscono e li smembrano per il mercato, ma anche per le loro stesse famiglie.

La vulnerabilità di queste persone è aggravata dalla povertà e dalla superstizione che li porta a vivere in totale emarginazione.

In Africa, strano a credersi,  il fenomeno dell’albinismo è molto più diffuso che altrove e la loro vita, già difficile per i gravi problemi di salute dovuti alle loro caratteristiche somatiche, diventa ancora più precaria per la costante persecuzione cui sono sottoposti.

Vengono considerati esseri diversi, anzi oggetti magici il cui corpo, mutilato e scarnificato, viene utilizzato dagli stregoni nei riti tribali.

Il Kenya, il Malawi, la Tanzania e anche altri territori vicini, sono luoghi molto pericolosi dove poter vivere per gli albini; in questi contesti i rapimenti, le persecuzioni e gli omicidi sono all’ordine del giorno e i colpevoli sono chiamati raramente a risponderne.

In Malawi, secondo l’ufficio statistico nazionale del 2018, ci sono più di 134.000 persone con albinismo.

Amnnesty International di recente ha lanciato un appello per fermare la persecuzione degli albini in Malawi promuovendo una raccolta firme per sensibilizzare le coscienze e far conoscere il problema.  Preziosa, in queste terre, è l’opera dei missionari e della chiesa locale che con progetti ed associazioni cercano di tutelare e sostenere le persone albine, anche mappando e censendo la loro presenza sul territorio, ma è sempre poco senza un giusto supporto dei governi nazionali.

Le autorità locali non adottano ancora misure adeguate per contrastare il grave fenomeno.

Spesso non dispongono di strumenti necessari per le indagini o non documentano in modo adeguato i dati a disposizione per cui il numero reale degli attacchi agli albini non è quantificabile con certezza, anzi spesso è sottostimato.

La maggior parte dei casi rimane tuttora impunita.

Qualche anno fa un gruppo di associazioni regionali per l’albinismo si è riunito per elaborare e adottare una risoluzione  che invitava i leader della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe a garantire la sicurezza e l’incolumità delle persone affette da albinismo.

Il problema della sicurezza degli albini in Africa ci tocca tutti in quanto esseri umani, l’Africa, culla dell’umanità, non è lontana da noi, ma è già massicciamente presente in Italia  con i suoi usi e costumi ancestrali, i migranti affollano le nostre città, i nostri paesi, per cui è importante conoscerne gli usi e le superstizioni per diffondere anche tra loro i valori del cristianesimo, inteso non tanto come credo religioso ma come morale comune che mette al centro il rispetto e l’attenzione per la diversità e la dignità di ogni essere umano.

Non bisogna dimenticare che i valori cristiani insieme a quelli della cultura greco-romana hanno plasmato il pensiero e prodotto la civiltà che ci appartiene.

Qualcuno potrebbe pensare che non è un nostro problema, ma noi viviamo in un mondo globalizzato: il fenomeno della migrazione sta portando in Italia usi e consuetudini per noi inimmaginabili, ma normali nei Paesi di origine dei migranti, si pensi alla piaga dell’infibulazione così diffusa in Africa e arrivata anche da noi, che sottopone le bambine a pratiche atroci attuate dalle stesse mamme e nonne; o alla vendita delle spose bambine nel mondo musulmano. Ricordiamo la povera Saman uccisa dai suoi stessi genitori perché non voleva sposare chi dicevano loro e perché seguiva i costumi occidentali.

Non bisogna dimenticare che nella ricchissima Arabia Saudita le donne vengono lapidate agli angoli delle strade.

Qualche anno fa vi fu in Italia l’omicidio  di Pamela, una ragazza di 18 anni, da parte di un giovane nigeriano che la fece a  pezzi e di lei non si trovarono gli organi interni…, fu un rito o traffico d’organi?

Non dobbiamo dimenticare che il diverso da sempre è stato discriminato e che la cultura dei diritti umani, della solidarietà, dell’integrazione e dell’inclusione non è sempre appartenuta alla nostra civiltà, ce lo ricorda la nostra storia recente che a causa di un pensiero malato, adeguatamente propagandato e condiviso dalla massa, ha prodotto durante le seconda Guerra Mondiale lo sterminio di ebrei, zingari, omosessuali.

Anche noi abbiamo avuto i nostri fantasmi da cacciare e uccidere.

La stessa Chiesa si è macchiata nei secoli di crimini efferati e torture, basti ricordare che sino a pochi secoli fa le donne con i capelli rossi e gli occhi verdi erano ritenute streghe e spesso condannate al rogo dalla Santa Inquisizione: il rosso era visto come il colore del diavolo tanto che si diffuse il vecchio adagio popolare “rossi e pezzati ammazzali appena nati”.

Purtroppo anche noi, civili italiani del XXI secolo, non siamo esenti da superstizioni e a tal riguardo torna utile ricordare la triste vicenda vissuta da una delle nostre più grandi artiste, Mia Martini, che venne lentamente, ma inesorabilmente allontanata da gran parte degli artisti perché etichettata come” porta jella”.

Per contrastare e abbattere pregiudizi, superstizioni, esclusioni e persecuzioni è fondamentale ancora oggi  istruire ed educare a tutte le latitudini, solo così si potrà sconfiggere quella violenza che nasce dall’ignoranza e da credenze primordiali.

Lodevole il lavoro del regista e filmologo Salvatore Lo Piano, che con il suo romanzo Kumpa-We  pungola le coscienze, rappresentando realisticamente il massacro degli albini in Africa, in tutta la sua drammaticità,  l’orrore e l’indifferenza di un mondo intero, immerso nella solidale futilità.

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