Politica internazionale

Israele e Palestina: Il Dramma Incessante di una Terra Divisa

di  Annamaria Gargano

La recente ondata di violenza tra Israele e Hamas rappresenta l’ultima tappa di un conflitto profondamente radicato che attraversa decenni e secoli di storia. Per comprendere appieno le dinamiche in gioco, è fondamentale fare un viaggio nel tempo e analizzare le origini di questo scontro, che ha radici che affondano nell’intreccio tra l’antisemitismo europeo e l’aspirazione sionista.

La storia inizia con Theodor Herzl, un giornalista ebreo del XIX secolo, il quale teorizzò il Sionismo, un’ideologia che promuoveva la creazione di uno stato ebraico. Il movimento sionista scelse la Palestina come la terra promessa per il popolo ebraico, dando il via alle prime migrazioni di ebrei europei in questa regione.

Dopo la Prima Guerra Mondiale, con la spartizione delle province arabe dell’Impero Ottomano tra i paesi vincitori, la Palestina cadde sotto il Mandato della Gran Bretagna, che favorì l’immigrazione ebraica nel territorio. L’11% della popolazione palestinese era di origine ebraica nel 1922, ma questa percentuale salì al 32% nel 1947.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Gran Bretagna restituì il mandato alle Nazioni Unite, e nel 1947 l’Assemblea Generale dell’ONU adottò la Risoluzione 181, che stabiliva la spartizione della Palestina in due stati: uno ebraico e uno arabo. Tuttavia, questa decisione fu respinta dalla comunità araba palestinese.

Il 14 maggio 1948, Israele dichiarò la sua indipendenza, scatenando la Prima Guerra Arabo-Israele. Questo conflitto, conclusosi nel 1949 con la vittoria di Israele, portò all’acquisizione di gran parte del territorio palestinese, tranne la Cisgiordania e la Striscia di Gaza. L’inizio dell’esodo dei palestinesi, con 700.000 abitanti costretti ad abbandonare città e villaggi, segnò l’inizio della questione dei rifugiati palestinesi.

Nel 1967 scoppiò la Guerra dei Sei Giorni, quando Israele lanciò un’operazione aerea contro l’Egitto e la Siria per timore di un attacco dai paesi arabi confinanti. Nonostante fosse in netta inferiorità numerica, l’esercito israeliano vinse la guerra e occupò il Sinai, le alture del Golan, la Cisgiordania e la Striscia di Gaza.

La Guerra dello Yom Kippur nel 1973 vide Egitto e Siria attaccare Israele, che però riuscì a respingere gli attacchi. Successivamente, furono firmati trattati di pace tra Israele, Egitto e Giordania, segnando un importante passo verso la stabilità regionale.

Nel 1987 ebbe inizio la Prima Intifada, una protesta palestinese contro l’occupazione israeliana che durò fino al 1993. In questi anni nacque Hamas, un’organizzazione palestinese considerata terrorista dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea.

Nel 1993, con gli Accordi di Oslo, nacque l’Autorità Nazionale Palestinese, ottenendo una parziale sovranità su Gaza e alcune aree della Cisgiordania. Tuttavia, i negoziati si bloccarono nel 1996 sotto il governo di Benjamin Netanyahu, portando allo scoppio della Seconda Intifada nel 2000.

Israele iniziò la costruzione di un muro in Cisgiordania per separare le comunità israeliane e palestinesi, mentre espandeva gli insediamenti di cittadini israeliani nei territori palestinesi, una mossa considerata illegale dal diritto internazionale.

Nel 2005, Israele si ritirò dalla Striscia di Gaza, che nel 2007 cadde sotto il controllo di Hamas. Questo portò Israele a chiudere le frontiere e i punti di accesso aerei e marittimi intorno a Gaza, intrappolando più di 2 milioni di palestinesi in questa enclave.

Dal 2010 a oggi, Israele ha continuato ad espandere le colonie nei territori palestinesi e ha condotto diverse operazioni militari nella Striscia di Gaza. Nel 2020, con la mediazione degli Stati Uniti, ha normalizzato le relazioni diplomatiche con diversi paesi arabi.

A dicembre 2022, Benjamin Netanyahu tornò al potere con il sostegno dell’estrema destra israeliana, portando con sé un aumento delle tensioni. Il 7 ottobre 2023, Hamas lanciò un attacco contro Israele, il più grave dalla Guerra dello Yom Kippur del 1973.

Questa lunga e complessa storia è una chiamata d’allarme per la comunità internazionale. Il conflitto tra Israele e Palestina è una ferita aperta che richiede una soluzione pacifica e duratura. È ora che il mondo si unisca per promuovere la pace e la stabilità nella regione, evitando ulteriori tragedie per entrambe le popolazioni coinvolte. La speranza di un futuro migliore dipende da un impegno collettivo per il dialogo e la comprensione reciproca. La pace è possibile, ma richiede determinazione, coraggio e azione concreta.

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