Interviste & Opinioni

Qual è lo stato di salute dell’informazione online

L’uscita a metà giugno del Digital News Report del Reuters Institute è un appuntamento da non perdere. Si tratta della più accurata radiografia dello stato di salutedell’informazione nel mondo digitale.

Il rapporto si basa su un sondaggio online su 93.000 persone di 46 Paesi, Italia compresa. Il primo dato che emerge è che «c’è sempre meno interesse per le notizie soprattutto tra i più giovani. Il calo è particolarmente significativo in Spagna (meno 34 punti percentuali dal 2015), Regno Unito (meno 27 punti) e Francia (meno 23 punti)». La Finlandia è il paese con i livelli più alti di fiducia nelle notizie (69%), mentre la Grecia (19%) ha i livelli più bassi. In Italia si fida delle notizie il 34% degli intervistati. Circa il 36% delle persone nel mondo evita le notizie (7 punti in più del 2017 ma due in meno rispetto all’anno scorso). Il motivo principale è che «le notizie sono troppo ripetitive e/o “emotivamente stancanti”». A livello mondiale cresce invece l’uso dei social per diffondere notizie.

Qui bisogna fare un distinguo: anche se nella media mondiale su Facebook e Twitter i mass media e i giornalisti sono ancora al centro delle conversazioni, su TikTok interessano solo il 20% degli utenti. Qui si apre un capitolo importante: su TikTok e YouTube l’informazione è sempre meno appannaggio di giornali e giornalisti e sempre più nelle mani di influencer e personaggi famosi ritenuti «più credibili». Non a caso cresce nel mondo la sfiducia verso i mezzi di informazione e la percentuale di chi li critica.

Gran parte delle persone sono anche scettiche su come vengono utilizzati gli algoritmi per offrire loro notizie. Nonostante ciò, però, in media gli utenti preferiscono ancora leggere notizie selezionate dagli algoritmi a quelle scelte da editori o giornalisti (27%). Ovviamente nel consumo delle notizie ci sono differenze sostanziali tra i vari paesi. Se in Asia, America Latina e Africa i social e Facebook sono ancora il miglior mezzo per diffondere e leggere notizie, in Giappone e Corea portali nazionali come Naver e Yahoo! sono i principali punti di accesso ai contenuti. Nell’ultimo anno in media il 17% delle persone ha pagato per informarsi online, ma la quota di chi è disposto a farlo in Italia è ferma al 12%. C’è anche, per fortuna, una piccola buona notizia per i giornali tradizionali: le persone preferiscono ancora leggere le notizie piuttosto che guardarle o ascoltarle. E per un motivo soprattutto: «il testo offre maggiore velocità e controllo nell’accesso alle informazioni». In generale, comunque, il consumo di notizie in video è cresciuto in tutti i mercati.

E in alcuni paesi, come le Filippine e la Tailandia, gli intervistati affermano di preferire di gran lunga i video d’informazione agli articoli di testo. Al di là delle differenze tra Paesi, ce ne sono di sostanziali anche per fasce di età. «Gli utenti più giovani sono più propensi a utilizzare i social media per informarsi. Mentre gli over 35 non hanno praticamente cambiato le proprie preferenze». L’interesse per Facebook è drasticamente diminuito tra i più giovani. Anche se è mediamente calato di 14 punti e ha scientemente deciso di penalizzare le notizie, Facebook resta ancora il veicolo più importante per le news (28%). In Italia, per esempio, il 34% delle persone condivide notizie tramite social, messaggistica o e-mail. In particolare, il 44% lo fa via Facebook, e il 27% via WhatsApp. Su TikTok invece diffonde notizie solo il 10% degli utenti. In Italia negli ultimi dieci anni l’informazione online è scesa dall’80% al 70%, i social sono al 42%, mentre la tv nonostante sia passata dal 74% al 69% resta il mezzo di informazione principale. Infine, da noi il 30% delle persone ascolta regolarmente podcast, ma solo il 10% quelli di informazione.

Marcario Giacomo

Editorialista de Il Corriere Nazionale

http://www.corrierenazionale.net

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