Politica nazionale

Leadership o controllo? La vera posta in gioco nella riforma elettorale

di Domizia Di Crocco

Da imprenditrice della conoscenza e da osservatrice attenta delle dinamiche istituzionali, vedo nella proposta di riforma elettorale del governo Meloni non solo una mossa politica, ma una strategia di consolidamento del potere che merita una riflessione lucida. Perché ogni sistema — che sia un’azienda, una scuola o una nazione — vive di equilibri. E quando uno di questi viene alterato, gli effetti possono essere sistemici.

La riforma punta a introdurre l’elezione diretta del premier, un premio di maggioranza al partito più votato e il ritorno alle preferenze. Sulla carta, tutto sembra orientato all’efficienza decisionale. Nella realtà, si profila un assetto che potrebbe trasformare il Presidente del Consiglio in un CEO senza board: autonomo, veloce, ma poco controllato.

Chi guida un’organizzazione sa bene che il potere senza contrappesi indebolisce la visione a lungo termine. In politica, questo si traduce in una perdita progressiva di rappresentanza, pluralismo e coesione democratica. Si semplifica la macchina, ma si riduce il capitale umano e relazionale che la sostiene.

Il ritorno alle preferenze viene venduto come trasparenza, ma in assenza di una riforma sul finanziamento ai partiti e sulle regole di comunicazione, rischia di premiare chi ha maggiore accesso a reti di influenza, non chi ha migliori competenze o visione.

Nel linguaggio aziendale, diremmo che questa riforma aumenta la velocità, ma riduce la resilienza. Centralizza le decisioni, ma indebolisce la governance. Non è una riforma costruita per il futuro, ma per consolidare il presente di chi oggi è in cima alla catena di comando.

Serve invece una politica che investa in capitale democratico, con regole che stimolino competizione virtuosa, inclusione e visione collettiva. Come in ogni impresa vincente, ciò che conta non è solo chi guida, ma la qualità del team e la trasparenza del processo decisionale.

In gioco non c’è solo una legge elettorale. C’è il nostro modello di leadership pubblica. E oggi più che mai, l’Italia ha bisogno di leader, non di padroni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Traduci