Georgia Meloni in visita ai principi sauditi
Grande attesa ad Al-Ula per la visita della premier Georgia Meloni nella terra Saudita. All’orizzonte un importante partnership strategica tra Italia e Arabia Saudita. Ma su quali basi avverrà questo importante incontro?
Arabia Saudita e Italia sempre più vicine nei dialoghi internazionali, così come nei rapporti bilaterali che agganceranno l’Italia ad una partnership strategica voluta e cercata dai due leader: Muhammad Bin Salman principe saudita e sovrano di Medina e dalla stessa Giorgia Meloni. Lontano dalle iniziative renziane e soprattutto dalle tradizionali vedute monarchiche saudite, gli arabi regnanti e detentori dello scettro delle esportazioni della materia prima verso l’Europa, ricevono la leader di un governo attualmente considerato in Europa, il più longevo e capace di unità e compattezza politica.
Una passeggiata nella in terra saudita che vedrà la premier Meloni firmataria di alcuni protocolli d’intesa convergenti in una partnership strategica tra i due paesi. Da un lato il monarca Bin Salman portatore di quello che ormai da più di mezzo secolo, ha visto i sauditi portatori del più importante bene prezioso del mondo e di conseguenza portatori di un grande apporto energetico, non indifferente nell’area mediorientale e nel Mediterraneo(così si spera a Riyad con l’arrivo della premier Meloni). Vertice bilaterale di conseguenza ritenuto strategico da entrambe le parti e con l’Arabia Saudita che spinge sui rapporti diplomatici con i paesi dell’area del Golfo e con quei paesi che si affacciano nel Mediterraneo, dove l’Italia tra Cipro e Maghreb, Turchia permettendo, ha allacciato diverse connessioni in campo energetico e militare, ed in quest’ultimo campo c’è la prova concreta della missione di pace UNIFIL in , paese che ultimamente sta riallacciando i rapporti proprio con l’Arabia Saudita, che dopo anni di assenza ha riaperto le ambasciate in Libano.
Alla base di tutto, il bilaterale ha permesso ai leader di confrontarsi con le realtà italiane a capitale partecipato, firmando dopo accordi per dieci miliardi di dollari. Un connettoma economico di elevato spessore che permetterà ai firmatari di condividere su una piattaforma internazionale, strategie di crescita e sviluppo economico ed energetico.

Ai microfoni ANSA, Giorgia Meloni chiarisce il punto dell’incontro e appare soddisfatta al termine della Tavola Rotonda con i principi sauditi. “”Siamo tutti consapevoli che la relazione tra i sistemi economico e finanziario italiano e saudita ha molti margini di crescita: è comune interesse fare un salto di qualità”. Uno slancio che potrebbe portare beneficio al nostro sistema economico? Oppure un vertice bilaterale , dove l’ospitante chiede un maggiore sforzo economico all’ospite? La prospettiva del vertice apre uno scenario sui futuri margini di crescita riguardanti le Engine of growth del sistema socio economico italiano.
Arabia Saudita che ha magistralmente agganciato l’Italia in una prospettiva di ulteriori rapporti diplomatici con l’inserimento di una chiara e condivisa partnership sull’Asse Roma-Riyad, e con maggiori opportunità per i sauditi di affacciarsi nel bacino del Mediterraneo con una chiara apertura diplomatica ai paesi dell’aera mediterranea, con il Libano in testa.
La minaccia Yemenita, l’incertezza somala, il pericolo del conflitto israelo-palestinese e l’insistenza degli emiri del golfo, a cominciare dal Qatar, hanno spinto i sauditi a tessere una delicata politica di rapporti internazionali, ma non in completa solitudine. L’aurea monarchica saudita seppur con le riforme di costume implementate in chiave prettamente politica sul territorio nazionale, non ha ancora oscurato, le prerogative della Monarchia Saudita. La Lega Araba non ha mai imposto a nessun paese, ampi ventagli di riforme e i sauditi non sono i soli ad intessere rapporti internazionali con quei paesi politicamente poco fortunati e soggiogati dal potere più spietato. l’Iran in parallelo alle volontà saudite, ha iniziato dei percorsi di politica fatta di relazioni bilaterali che interessano maggiormente lo Yemen, con una finestra privilegiata sul Golfo di Aden e in egual maniera i principi sauditi volgono lo sguardo verso un Maghreb ancorato alle vecchie tradizioni della fatiscente politica nazionale che vede i principali attori, aggrappati a quei privilegi corporativi che non lasciano scampo alle economie nazionali spingendo moltissimi magrebini alle migrazioni di massa, verso le coste europee. Di concerto i sauditi con il presidente libanese Aoun, hanno visto indebolirsi il partito di Hezbollah, uno sprone per avviare i processi di distensione internazionale e allontanare lo spettro delle rivendicazioni territoriali(?), contro lo stato ebraico. Sembra un discorso demagogico, ma l’Italia in questo trapasso storico in Medioriente, entra con il passo giusto e con la strategia politica ed economica di risollevare le sorti geopolitiche del basso Mediterraneo. Tutto avviene in un importante scenario internazionale: la caduta del regime di Bashar al Assad in Siria, con il conseguente allontanamento dell’Iran storico alleato degli alawiti siriani e con l’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump, che pretende l’inglobamento di Panama e della Groenlandia sotto il protettorato a stelle e strisce. Resta due altre grandi incognite: la Cina e la Russia, ovvero, la questione Ucraina e quella di Taiwan. Come la prenderanno russi e cinesi?