Cultura, Interviste & Opinioni

L’atroce istinto della libertà

Editoriale a cura del Co-direttore Daniela Piesco 

Perché la nostra vita è dominata dalla scontentezza, dall’angoscia, dalla paura della guerra, dalla guerra?
Per rispondere a questa domanda , Pasolini, scrive il film “La Rabbia” senza seguire un filo cronologico e forse neanche logico, ma soltanto inseguendo le sue ragioni politiche e il suo sentimento poetico.

La parola chiave è Libertà. E il film inizia con le immagini di un grave vulnus alla libertà, l’invasione dell’Ungheria nel 1956 da parte delle truppe sovietiche. Pasolini, mentre scorrono le immagini le commenta con poesie che vengono lette da Renato Guttuso.

Se non si grida evviva la libertà umilmente
Non si grida evviva la libertà.
Se non si grida evviva la libertà ridendo
Non si grida evviva la libertà.
Se non si grida evviva la libertà con amore
Non si grida evviva la libertà.
Voi, figli dei figli gridate
con disprezzo, con rabbia, con odio evviva la libertà.
Perciò non gridate evviva la libertà.
Questo sappiate, figli dei figli.
Che gridate evviva la libertà con disprezzo, con rabbia, con odio..

L’urlo di libertà ha attirato sul poeta l’ostilità, e talvolta il disprezzo, di intellettuali, politici, giornalisti e gente comune, ma Pasolini non si preoccupò delle critiche e restò coerente proprio nella sua incoerenza. La coerenza non riguarda i comportamenti, ma i valori che li generano. Pasolini, intellettuale scomodo perché libero, ha avuto il coraggio di andare controcorrente, persino di scandalizzare i moralisti, per scuotere le coscienze…

Riaprire le indagini sulla sua morte?

Pochi giorni fa è stata lanciata su change.org una nuova petizione per riaprire le indagini sull’omicidio di Pier Paolo Pasolini, alla luce anche della novità emerse anche dalla Commissione parlamentare antimafia. L’artefice è l’avvocato Stefano Maccioni, legale di Guido Mazzon, cugino di Pier Paolo Pasolini, che esorta a firmare “tutti coloro che hanno sostenuto fino ad oggi questa battaglia per la verità”. Perché secondo Maccioni, gli elementi per scoprire la verità “sulla barbara esecuzione” di uno dei più grandi intellettuali del ‘900 “ci sono, nero su bianco, con nomi e cognomi”. È quindi necessario compiere “solo una semplice azione”, cioè “continuare ad indagare. Ciò che non è mai stato fatto- sottolinea il legale- soprattutto in relazione al movente dell’omicidio”.

Lo scorso dicembre, ricorda l’avvocato Maccioni, la Commissione antimafia “rende noto di aver sentito Maurizio Abbatino, ascolto già sollecitato da noi nel 2015 alla Autorità Giudiziaria, in merito anche all’omicidio di Pier Paolo Pasolini e lo stesso avrebbe dichiarato di aver effettuato il furto delle pizze del film Salò o le 120 giornate di Sodoma su commissione. In pratica Pasolini sarebbe stato ‘attirato’ all’Idroscalo di Ostia per riottenere quelle pizze in cambio di denaro”.

Verità e giustizia non sono una concessione, ma un diritto. Senza scadenza

Tante bugie, depistaggi, occultamento di prove; un processo montato ad arte con l’intento di uccidere Pasolini per la seconda volta. Una sentenza scandalosa, pronunciata il 26 aprile del 1979 con la quale la corte di Cassazione sentenzia in via definitiva che “Pasolini fu ucciso da Pino Pelosi. Punto e basta”.

Ma chi era Pasolini? Oggi, per convenzione o per convenienza, diventa scomodo parlare o ricordare un grande poeta della storia della letteratura italiana. Poeta che fu scrittore, regista, attore, sceneggiatore, critico e politico. Un uomo di cultura, a trecentosessanta gradi, come pochi del resto.

Sicuramente era un Libero Pensatore..
un uomo troppo avanti per i suoi tempi. Il pensiero avanguardistico dell’Uomo Pasolini fu la causa del suo stesso martirio, messo a punto da coloro che vedevano in lui la spina nel fianco per eccellenza; un intellettuale scomodo, che aveva avuto il coraggio di andare controcorrente; che aveva avuto il coraggio di scandalizzare i moralisti, per scuotere le coscienze intellettuali di un’Italia troppo soggiogata dai media e dal malaffare.

Tutto questo Pasolini lo denunciò a viso scoperto, grazie a pellicole immortali che hanno fatto la storia del cinema mondiale; grazie a dei libri diventati oggi best seller.

Tante le domande che ancora oggi restano senza risposta ; e altrettante le supposizioni e le deduzioni che ne scaturiscono: lo stato? La politica? Gli estremismi extraparlamentari? Chi c’è dietro l’omicidio Pasolini? Chi ha comandato la sua morte? Chi ha dato l’ordine di mettere per sempre a tacere una delle voci culturali più autorevoli di questa misera landa di terra chiamata Italia?

Ma intanto i posteri devono conoscere la verità di stato: Pasolini era un pedofilo, deviato, frocio, malato, sodomita, sadico, bugiardo, comunista merdoso, psicopatico; questo è quello che hanno donato alla memoria colettiva.

Ma la verità è un’altra: Pierpaolo Pasolini è stato assassinato

Dove è finito l’appunto ventuno del romanzo Petrolio? Chi ha rubato le bobine di pellicola del suo ultimo film “Salò e le 120 giornate di Sodoma”, ultima glorioso capolavoro del Grande Poeta? Tutte prove e indizi che gli inquirenti hanno omesso. La storia vuole che quella sera, tra l’uno e il due novembre del 1975, Pasolini si fosse recato all’Idroscalo a seguito di una telefonata nella quale veniva comunicato il ritrovamento della pellicola rubata. Pasolini si recò a quell’appuntamento con l’intento di recuperare il materiale trafugato ignorando che avrebbe incontrato il suo Destino. Brutalmente picchiato, con violenza inaudita, sicuramente da più persone, e poi ucciso con la sua stessa auto, sotto gli pneumatici in corsa che segnarono dei solchi per tutta la fanghiglia dell’Idroscalo.

Era come se Pasolini avesse accusato i colpi senza reagire.

Risuonino oggi nella mente di questa serva Italia le parole di Moravia al funerale di Pierpaolo Pasolini: “Qualsiasi società sarebbe stata contenta di avere Pasolini tra le sue file. Abbiamo perso prima di tutto un poeta. E poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo. Benché fosse uno scrittore […] aveva un’attenzione per i problemi sociali del suo paese, per lo sviluppo di questo paese. Un’attenzione diciamolo pure patriottica che pochi hanno avuto. Tutto questo l’Italia l’ha perduto, ha perduto un uomo prezioso che era nel fiore degli anni. Ora io dico: quest’immagine che mi perseguita, di Pasolini che fugge a piedi, è inseguito da qualche cosa che non ha volto e che è quello che l’ha ucciso, è un’immagine emblematica di questo paese. Cioè un’immagine che deve spingerci a migliorare questo paese come Pasolini stesso avrebbe voluto”

In questa Italia ove, giorno dopo giorno, la lista degli omicidi di stato e soprattutto come testimonia l’arresto di Matteo Messina Denaro degli accordi segreti di stato si allunga sempre più, sotto lo sguardo inerme di un popolo troppo pigro per puntare al riscatto.

Sacrificare pochi per il bene di molti? No, sacrificare pochi per il bene dei soliti noti; per mantenere questo status quo vergognosamente ripugnante a vantaggio di sette e lobby massoniche e sionistiche a discapito di un popolo sovrano solo su carta.

Questa è l’Italia.

Daniela Piesco Co-direttore Radici

Redazione Corriere Nazionale

Redazione Stampa Parlamento

Redazione Corriere di Puglia e Lucania 

pH Fernando Oliva

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