Professioni, Welfare

Congedo mestruale si o congedo mestruale no?

Avv. Giovanna Barca – Le Avvocate Italiane

Se in Italia abbiamo ancora tantissimi tabù per tutto ciò che riguarda la sfera intima delle donne e dove dal 2016 è ferma ancora una proposta di legge in Parlamento che prevede il congedo mestruale  per le lavoratrici  per un massimo di tre giorni al mese e dove gli assorbenti, considerati articoli di lusso,  costano troppo con l’iva al 22 %, la Spagna, invece, potrebbe diventare il primo paese europeo  a consentire alle donne che lavorano l’inabilità temporanea per i casi di aborto ed anche per le mestruazioni dolorose.

In alcuni Paesi asiatici, il congedo mestruale è già previsto da leggi ad hoc: ad esempio, dal 1947 in Giappone il congedo mestruale è stato riconosciuto alle donne lavoratrici, a seguire Indonesia, Taiwan e Corea del Sud. Dal 2016, anche in Cina solo su esibizione di certificazione medica, e, in Zambia, Africa, dove le donne possono usufruire di un giorno al mese di assenza.

Ebbene, il provvedimento spagnolo relativo al congedo mestruale, proposto dalla ministra delle Pari Opportunità, Irene Montero, è contenuto nella riforma della legge sull’aborto, che è stata approvata dal Governo, ora al vaglio del Parlamento, conosciuta come Legge Organica per la Tutela dei Diritti Sessuali e Riproduttivi e la Garanzia dell’Interruzione Volontaria della Gravidanza

La normativa prevede appunto tre giorni di congedo retribuito per tutte quelle donne che hanno un ciclo doloroso: su prescrizione medica si potrà andare in malattia pagata fin dal primo giorno. Si tratterà di un permesso speciale di tre giorni. Sotto supervisione medica inoltre, i giorni possono arrivare fino a cinque per coloro che soffrono di mestruazioni particolarmente invalidanti (dismenorrea).

La legge prevede anche che le ragazze, a partire dai 16 anni, potranno interrompere la gravidanza senza dover richiedere il consenso dei genitori.  Tra le altre misure adottate dalla legge troviamo anche il congedo prenatale retribuito a partire dalla 36esima settimana di gravidanza e la messa a disposizione gratuita dei prodotti igienici legati alle mestruazioni (come gli assorbenti), nelle scuole, nei centri educativi e nei penitenziari e per tutte le donne che si trovano in situazioni di esclusione, oltre alla possibilità che i contraccettivi e la cosiddetta “pillola del giorno dopo” siano finanziati dal sistema pubblico.

Si prevede anche la creazione di un albo degli obiettori di coscienza (che dovranno portare avanti la loro scelta sia nel pubblico che nel privato).

Al vaglio, anche l’eliminazione dell’Iva.

Il principio su cui basa la richiesta di eliminare quella che è conosciuta come “tampon tax” è che le mestruazioni non sono una scelta, come non lo è il fatto di dover comprare degli assorbenti che sono dunque un prodotto necessario per milioni di donne: molti e molte sostengono quindi che sia ingiusto che assorbenti o tamponi non siano considerati beni di prima necessità, e anzi siano sottoposti a un’aliquota superiore in alcuni casi a quella degli alimenti di lusso, tra le altre cose (“Il ciclo non è un lusso”, è lo slogan più spesso utilizzato).

Sulla validità di questa legge, molteplici e contrastanti le opinioni espresse dalle donne.

Alcune ritengono che il congedo mestruale, in particolar modo, possa diventare un’arma a doppio taglio e un ulteriore ostacolo all’accesso al lavoro da parte delle donne e che tale concessione accentui il divario con gli uomini e dunque, la stigmatizzazione delle donne.

Altre la considerano la legge spagnola espressione di grande civiltà, una legge dalla parte delle donne che tutela la loro salute.

Ma per raggiungere una vera uguaglianza tra uomini e donne, oggi, c’è bisogno di fare questi piccoli importanti cambiamenti necessari al fine di eliminare una cultura maschilista ancora troppo radicata!

foto villamafalda.com

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