Politica internazionale

Una guerra contro l’occidente

di Luigi Benigno

La guerra in Ucraina ha origine dal desiderio del Ras Vladimir Putin di essere riconosciuto dell’occidente leader tra i leaders mondiali.

Quando il riconoscimento non si ottiene con le buone capita sovente che ciò da la stura all’uso della forza. Finora il Cremlino è stato utilizzato dall’occidente per le sue risorse energetiche, delle quali l’Europa ha avuto finora bisogno. Ciò ha impedito ai leaders europei di essere obiettivi nella valutazione delle ambiguità e dei metodi criminali con cui Putin ha gestito e gestisce il potere.

Una dittatura dei tempi moderni, che calpesta e spegne i diritti più elementari dei cittadini, riconosciuti e garantiti nei paesi democratici.

Certo è che l’alleanza atlantica non ha risparmiato la concessione di pretesti allo zar per l’invasione di un paese indipendente.

L’allargamento della Nato nei paesi dell’est, paesi affrancatisi dalla vecchia URSS, è stato recepito da Putin come un affronto al suo potere esclusivo e indiscusso nonché indiscutibile in Russia per i metodi criminali e per la disinformazione artatamente somministrata al popolo. Ne è testimonianza la repressione delle manifestazioni del popolo russo contro la guerra in Ucraina.

La storia insegna che le convenzioni internazionali non sono immodificabili per cui, in virtù della autodeterminazione dei popoli, ogni paese libero e indipendente può decidere la propria emancipazione e le proprie alleanze, affermando la propria indipendenza da un paese che ne ha finora tarpato l’affrancamento con minacce implicite.

Il popolo ucraino merita rispetto in quanto ha non solo legittimamente approntato una efficace difesa contro l’aggressore ma ha saputo compattarsi intorno al proprio presidente, difendendo anche a mani nude il proprio territorio.

Nell’era moderna la percezione dell’invasione di uno stato libero è tanto grave poiché l’Ucraina è tanto vicina territorialmente a paesi liberi e democratici, per i quali l’invasione che stiamo assistendo rappresenta un atto che va ripudiato con forza.

Gli equilibri di questo conflitto corrono su una sottile linea rossa, il cui attraversamento deve essere scongiurato con ogni mezzo e soprattutto per via diplomatica.

Il popolo ucraino è tanto più vicino all’Italia in quanto da anni garantisce l’assistenza domiciliare di anziani e disabili costituendo una risorsa importante per numerose famiglie italiane.

Abbiamo potuto apprezzare la serietà e la professionalità di un popolo che, per garantire sostegno economico ai propri familiari, non ha esitato a trasferirsi in Italia per sostenere i propri cari. Noi saremmo in grado di fare ciò? Ci siamo mai chiesti perché questo popolo è munito di una tale forza rinunciando alla convivenza con i propri cari e nel proprio paese pur di consentire loro di che vivere?

Un’economia depressa a causa dell’influenza della vicina Russia che, al fine di impedire l’emancipazione di un popolo vicino, lo invade distruggendo città e uccidendo civili.

Vero è che il popolo russo non può esprimere il proprio dissenso alla guerra poiché il rischio è grande, ma l’emancipazione di un popolo vicino rappresenterebbe certamente per i russi una spinta alla libertà e alla democrazia, che inevitabilmente segnerebbe il declino dell’attuale establishment.

Sia questa guerra l’occasione per il popolo russo per prendere atto che la vita di uomini e donne libere non può essere manovrata da una ristretta élite, che con qualsiasi mezzo ha finora represso la libertà in patria di un popolo che ha il diritto di esprimere le proprie idee e di non vivere con il timore di una repressione degli aliti di libertà con arresti e morti sospette.

 

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