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Niente Rivelazione per le donne afghane!

Avv. Giovanna Barca – Le Avvocate Italiane

Non c’è pandemia o catastrofe che possa spegnare la luce del Natale e la magia della rivelazione nell’anno che è appena cominciato!

Riscopriamo e lasciamo entrare questo spirito gioioso nei nostri cuori: l’amore per la vita deve irrompere maniera irruenta nelle nostre anime!

Questo è il sentimento che ha pervaso e deve essere piantato nei nostri cuori  non solo durante questi giorni di festa, ma sempre come monito per una vita migliore. Purtroppo, alcune popolazioni non riescono ancora a vedere questa luce e sono sprofondate nel buio delle tenebre, intrappolate in un inferno da dove non riescono più a risalire.

Perso l’accesso al lavoro, allo sport ed allo studio, ora, le donne afghane non possono nemmeno viaggiare e muoversi liberamente: non possono spostarsi da sole oltre i 70 Km e mai senza velo integrale.

La nuova norma è stata resa pubblica, proprio la domenica in cui noi italiane stavamo festeggiando la festa di S. Stefano, da un portavoce del Ministero per la promozione della virtù e della prevenzione del vizio: “Le donne non potranno allontanarsi oltre 45 miglia se non sono accompagnate da un membro della famiglia”.

La nuova direttiva invita gli autisti a non accettare donne sui loro veicoli se non indossano l’hijab: le donne dovranno pure indossare il velo quando viaggiano ed utilizzano qualsiasi mezzo di trasporto. Si vieta, altresì, di ascoltare musica in macchina.

Questo nuovo ordine va sempre più nella direzione di rendere le donne prigioniere”, visto che “toglie loro la possibilità di muoversi liberamente, recarsi in un’altra città, fare affari o poter fuggire se subiscono atti di violenza in casa”, denuncia all’Afp Heather Barr di Human Rights Watch (Hrw). “Ogni giorno – prosegue – vediamo un po’ di più chi sono davvero i talebani, qual è la loro visione in materia di diritti delle donne, ed è veramente un’immagine molto cupa”.

Questo divieto arriva dopo che il ministero aveva chiesto ai canali televisivi afghani di interrompere drammi e soap opera con attrici donne ed aveva invitato le giornaliste televisive ad indossare l’hijab durante le trasmissioni.

Il vero volto radicale dei talebani in Afghanistan sta venendo fuori: dopo essere saliti al potere, i barbuti avevano affermato di essere diventati progressisti, ma le loro recenti prese di posizione mostrano che non c’è stato alcun cambiamento tra i talebani di 20 anni fa e i talebani di oggi. Il nuovo regime dell’Afghanistan non è ancora riconosciuto a livello internazionale e si teme, seriamente, che i talebani possano attuare le dure misure di 20 anni fa al potere, nonostante i loro finti inneggiamenti al progresso. Non a caso, durante questi ultimi mesi,   gli stessi hanno sciolto anche il ministero della Pace e il ministero degli Affari parlamentari, considerandoli ministeri non necessari nell’attuale struttura del governo, come  il ministero degli affari femminili con la stessa motivazione.

L’Afghanistan rischia di divenire ancora più un Paese invivibile per le donne, le quali, come detto, sono state private anche della possibilità di lavorare ed essere autonome. A quasi 4 mesi dalla caduta di Kabul, le donne (il 50 per cento della popolazione) sono oggi disoccupate e confinate a casa. Milioni di quelle che avevano un lavoro, ora vivono in una situazione di povertà estrema, di frustrazione e di incertezza.

Tra l’altro, alcune donne, che rivestivano incarichi istituzionali importanti, vivono in un clima di continuo terrore e paura. Si tratta di figure importanti nella difesa dei diritti per le donne che in questi anni hanno condannato centinaia di uomini per stupri, violenze e omicidi.
Ma dopo che i talebani hanno ripreso il potere in Afghanistan molti dei condannati sono stati rilasciati e alle giudici sono cominciate ad arrivare minacce di morte e le loro case sono state perquisite dai talebani e i loro parenti e amici interrogati per sapere dove si trovassero.

La mia attenzione non può non focalizzarsi sulla notizia pubblicata dalla agenzia Reuters che riferisce che circa 250 donne, giudici e avvocate, sono vivamente preoccupate per il rilascio di detenuti che avevano mandato in prigione.

Diverse magistrate afghane sono state uccise anche nell’era pre-talebana, ma ora sono in grande pericolo, dato che i talebani sono saliti al potere e non rispettano i diritti delle donne.

Secondo la Reuters, il tentativo dell’Organizzazione Internazionale delle Donne Giudice (AIFJ) di far uscire queste donne dall’Afghanistan ha avuto successo solo in pochi casi.

“Oltre alle donne magistrate e alle avvocate, circa 1.000 donne attiviste per i diritti umani e nella società civile sono a loro volta sono sotto la minaccia dei talebani”, dice Hurriya Mossadegh, attivista per i diritti delle donne afghane in Europa.

L’ex segretario di Stato per la Giustizia britannico Robert Buckland ha detto alla Reuters che Londra è a conoscenza della rimozione di nove magistrate afghane e sta lavorando per garantire l’uscita sicura dal Paese di queste e di altre persone vulnerabili.

Si corre il rischio che l’ordinamento giudiziario tanto faticosamente costruito in Afghanistan durante questi ultimi 20 anni sia sostituito da una giustizia di strada fatta da uomini che non hanno alcuna cultura giuridica. Occorre l’impegno di tutti i Paesi e della stessa Ue affinché il sistema giudiziario, che faticosamente l’Afghanistan in questi anni aveva cominciato a costruire, non sia smantellato.

Di qualche ora è anche la notizia riportata dal Guardian che i talebani hanno deciso di impedire alle donne afghane delle province settentrionali di Balkh e Herat di recarsi agli hammam, i bagni pubblici diffusi nel mondo islamico, che rappresentano per molti, nel freddo Afghanistan, l’unica opportunità di lavarsi al caldo, oltre che il luogo deputato al lavaggio rituale.

La decisione di chiudere le sezioni femminili degli hammam pubblici nel nord, normalmente divisi in un settore per gli uomini e uno per le donne, ha suscitato una nuova ondata di indignazione e rabbia, e il timore che la decisione possa essere estesa a tutto il Paese.

Le donne, che usano regolarmente i bagni per la pulizia rituale e la purificazione richiesta dalla legge islamica, hanno protestato affermando che la chiusura dei bagni pubblici alle donne rappresenta l’ennesima violazione dei loro diritti fondamentali da parte dei talebani.

La questione delle donne afghane (e di tutte quelle donne in tutto il mondo soggette alla legge islamica) sarà il banco di prova sul quale verificare la serietà delle intenzioni della comunità internazionale nella lotta al conseguimento del 5 obiettivo dell’Agenda Onu 2030 sulla parità di genere.

La voce delle donne afghane scese più volte in piazza con coraggio a protestare contro il regime talebano deve essere ascoltata: le nostre amiche e sorelle ci chiedono di non lasciarle sole, ed oltre la tanto manifestata solidarietà, ci supplicano un intervento  ed  un monitoraggio costante che attivi anche dei corridoi umanitari per evitare azioni di vendetta anche sulle attiviste rimaste in patria e quando i talebani tenderanno a fare richieste di accordi con l’Occidente, ci sollecitano a non dimenticare  che  sono i loro carnefici e nemici dei diritti um

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